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martedì 9 agosto 2011

Alzheimer, il male del Terzo Millennio.

Il World Alzheimer Report stima più di trenta milioni di persone nel mondo affette dal morbo di Alzheimer. Cifra che potrebbe raddoppiare nei prossimi vent'anni. Conosciamo bene questa malattia? Le istituzioni destinano sufficienti fondi per la ricerca?
 



Il 21 settembre è la Giornata Mondiale dell'Alzheimer. Le associazioni di tutti i paesi organizzano eventi e conferenze al fine di sensibilizzare cittadini e istituzioni. Il morbo di Alzheimer è una demenza degenerativa che distrugge progressivamente le cellule cerebrali e si manifesta maggiormente in tarda età, (anche se attualmente l'età media si è abbassata e può essere inferiore ai sessant'anni). Tra le varie forme di demenza quella di Alzheimer è la più comune. La percentuale di malati colpiti dal morbo, perlopiù nei paesi sviluppati, è proporzionale al numero della popolazione in età senile. Tradizionalmente i paesi più sviluppati hanno un numero di uomini e donne anziani sempre più elevato grazie ai progressi della medicina e quindi è stimato che nei prossimi anni i malati di Alzheimer aumenteranno sempre di più. Insomma una delle più grandi conquiste della nostra epoca, l'allungamento della vita media, è accompagnata da una malattia che devasta proprio gli ultimi anni di vita. Spesso però accade che la malattia di Alzheimer e le altre forme di demenza non siano percepite come reali malattie ma come semplice conseguenza dell'invecchiamento e questo spesso giustifica la flebile presenza di servizi sanitari ad hoc. Per comprendere meglio la malattia di Alzheimer chiediamo aiuto al Dottor Angelo Guccione, specialista in Neurologia presso FD Medical e responsabile del Centro Cefalee dell'Ospedale Niguarda.
Quali sono le cause di questa forma di demenza ?
“Dalle autopsie su malati affetti in vita dalla malattia, si è potuto riscontrare un accumulo extracellulare di una proteina, chiamata Beta-amiloide. Nei soggetti sani questa proteina produce un peptide innocuo chiamato p3. Per motivi non totalmente chiariti, nei soggetti malati si produce invece un altro peptide di 40-42 aminoacidi, chiamato beta amiloide. Tale beta amiloide non presenta le caratteristiche biologiche della forma naturale, ma tende a depositarsi in aggregati extracellulari sulla membrana dei neuroni, ossia delle cellule nervose. Tali placche neuronali innescano un processo che danneggia irreversibilmente i neuroni. Inoltre nei malati di Alzheimer interviene un ulteriore meccanismo patologico: all'interno dei neuroni, una proteina tau si accumula in aggregati neurofibrillari o ammassi neurofibrillari. Particolarmente colpiti da questo processo patologico sono le aree ippocampali. In particolare l'ippocampo interviene nell'apprendimento e nei processi di memorizzazione perciò la distruzione dei neuroni di queste zone è ritenuta essere la causa della perdita di memoria dei malati. Si è anche ipotizzata l'ingestione di alluminio come causa del morbo di Alzheimer anche se però tutt'ora non ci sono sufficienti prove, e questa ipotesi trova sempre meno credito”.
Possiamo riconoscere i campanelli d'allarme dell'Alzheimer?
“I sintomi inizialmente sono rappresentati da amnesia progressiva e altri deficit cognitivi. Il deficit di memoria è prima circoscritto a sporadici episodi nella vita quotidiana, (ricordarsi cosa si è mangiato a pranzo, cosa si è fatto durante il giorno) e della memoria prospettica (che riguarda l'organizzazione del futuro prossimo, come ricordarsi di andare a un appuntamento); poi man mano il deficit aumenta e la perdita della memoria arriva a colpire anche la memoria episodica retrograda (riguardante fatti della propria vita o eventi pubblici del passato) e la memoria semantica (le conoscenze acquisite), mentre la memoria procedurale (che riguarda l'esecuzione automatica di azioni) viene relativamente risparmiata. Ai deficit cognitivi si aggiungono infine complicanze internistiche che portano a una compromissione insanabile della salute”.
Quanti anni può sopravvivere un malato di Alzheimer ?
“La sopravvivenza in genere è abbastanza lunga se non sopravvengono complicazioni (anche decenni)”.
 
Esistono delle terapie per combattere la malattia?
“Anche se al momento non esiste una cura efficace, sono state proposte diverse strategie terapeutiche per provare a gestire clinicamente il morbo di Alzheimer; tali strategie puntano a regolare farmacologicamente alcuni dei meccanismi patologici che ne stanno alla base. Le ricerche hanno dimostrato che non vi sarebbe sufficiente aceticolina (neurotrasmettitore responsabile dell'invio dei messaggi da una cellula nervosa all'altra) nel cervello dei malati di Alzheimer. L’acetilcolina invia messaggi da una cellula all’altra e, dopo aver terminato il suo compito, viene distrutta dall’enzima acetilcolinesterasi in modo che non si accumuli tra le cellule. Gli inibitori dell’acetilcolinesterasi, sostanze che bloccano l’attività dell’enzima,mantengono la disponibilità cerebrale di acetilcolina e possono compensare, ma non arrestare, la distruzione delle cellule provocata dalla malattia”.
 
È possibile prevenire il morbo di Alzheimer?
“Allo stato attuale non vi sono comportamenti o terapie per prevenire la malattia. Riuscire a prevedere con anni di anticipo lo sviluppo della malattia potrebbe essere utile se disponessimo delle terapie atte alla prevenzione, ma allo stato attuale sarebbe un serio problema anche di etica fare queste indagini per poi dover comunicare al paziente che non abbiamo alcuna cura per prevenire l'insorgenza della malattia. Sicuramente si potrebbe fare di più se solo il governo italiano decidesse di stanziare di più sulla ricerca”.
  
10 regole d’oro
In attesa che la ricerca scopra una cura per sconfiggere la malattia di Alzheimer
si può agire sui fattori di rischio e adottare sane abitudini di vita.
1. La testa innanzitutto
La salute inizia dal cervello. È uno degli organi più vitali del corpo e ha bisogno di cure e attenzione.
2. Dal cervello al cuore
Ciò che è buono per il cuore è buono per il cervello. Fare qualcosa tutti i giorni per prevenire malattie cardiache, ipertensione, diabete e ictus: possono aumentare il rischio di Alzheimer.
3. I numeri che contano
Tenere sotto controllo peso, pressione, colesterolo e glicemia.
4. Nutrire il cervello
Assumere meno grassi e più sostanze antiossidanti.
5. Far lavorare il corpo
L’attività fisica ossigena il sangue e aiuta le cellule nervose: camminare 30 minuti al giorno tiene attivi mente e corpo.
6. Stimolare la mente
Mantenere il cervello attivo e impegnato stimola la crescita delle cellule e delle connessioni nervose: leggere, scrivere, giocare, imparare cose nuove, fare le parole crociate.
7. Avere rapporti sociali
Occupare il tempo libero con attività che richiedono sforzo fisico e mentale: socializzare, conversare, fare volontariato, frequentare un club, ritornare sui banchi di scuola.
8. Attenzione ai colpi!
Usare le cinture di sicurezza, stare attenti al rischio di cadute, indossare il casco quando si va n bicicletta.
9. Essere saggi
Evitare le cattive abitudini:non fumare, non bere troppo, non fare uso di droghe.
10. Guardare avanti
Iniziare oggi a preparare il domani.

Fonte: Alzheimer’s Association, USA

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